Terni, storie di acciaio: «Vedo i caminetti Ast fumare e ripenso al mio lavoro con il sorriso» // Umbria24.it

2021-11-17 07:29:09 By : Mr. tong ye

Sandro, in pensione da 11 anni: «Smantellamento magnetico con 'inganno premium', ritorno auspicabile. Ebbene l'avvento di Arvedi"

"Sono stato assunto in un'acciaieria di Terni il 23 aprile 1979". Una data che Sandro Maraga, Amerino, 65 anni, in pensione da undici anni, non dimenticherà mai perché nel corso di una vita a volte piuttosto tormentata, il lavoro lo ha aiutato; e non solo per lo stipendio di fine mese, ma anche come impegno quotidiano, come missione.

L'Acciaieria di Terni Sandro si innamorò subito dell'ambiente siderurgico, anche se all'epoca estremamente polveroso e rumoroso. Il suggerimento della conoscenza di una produzione così complessa lo sorprese: «Io ero praticamente un muratore, e chi si aspettava che servissero anche queste competenze professionali? - rivela -. Mi occupavo del materiale refrattario all'interno delle siviere (indispensabile per quei giganteschi contenitori per accogliere l'acciaio fuso ad altissime temperature, ndr). Davanti all'imponente acciaieria, Sandro ha sentito forte il dovere di fare la sua parte affinché quella fabbrica vivesse uno sviluppo sempre maggiore: «Quando ho sentito commenti del tipo 'Che mi importa? L'acciaieria non e' mia', ho provato una notevole irritazione e quando ancora oggi vedo fumare le ciminiere del sito, nonostante le numerose produzioni perse nel tempo, sono orgoglioso di aver contribuito nel mio piccolo al mantenimento di quella grande fabbrica”.

Il Magnetico A dimostrazione dell'affetto che il 65enne prova per Ast, la sua storia e la sua dimensione industriale, c'è l'interesse che nutre ancora per la stessa fabbrica: "Per quello che ho potuto leggere e sapere, Arvedi è un imprenditore serio e una garanzia, dubito che sarà interessato a produrre lamiere magnetiche a Terni ma se ne parla ed è più che auspicabile per la città». produzione in prima persona e al di là del rammarico per il suo licenziamento, ricorda con un certo fastidio quello che ci permettiamo di definire 'inganno': "La chiusura non è arrivata come un fulmine a ciel sereno - racconta -, perché se ne era parlato per da tempo, ma in quel periodo stavo lavorando lì e lo stop ufficiale è arrivato una settimana dopo che i vertici dell'azienda hanno riconosciuto un premio di produzione a quel reparto per il superamento degli obiettivi prefissati”. Bella battuta. Oltre a quella subita dall'allora governo italiano: "Per un anno dai primi segnali - dice - la lotta sindacale con il sostegno delle istituzioni ha funzionato poi, dall'arrivo di Rademaker in cima a viale Brin, non c'era più niente da fare".

Sandro Maraga Tra gli episodi che hanno caratterizzato la permanenza di Maraga in Ast, senza dubbio il fatto che già all'età di 36 anni avesse il VI livello, segno d'altri tempi, nonché il riconoscimento di Maestro d'opera e poi che tornasse a battere cuore della produzione siderurgica. Durante i suoi ultimi tre anni di lavoro prima della pensione, quando ha lavorato nei Corpi di Sicurezza come capo della portineria centrale, a fronte di alcuni pensionamenti e professionalità perse nei reparti caldi, non ha avuto problemi a togliersi di dosso la tuta con il cravatta per tornare alla tuta blu. Ed è forse questo senso del dovere che lo ha un po' destabilizzato subito dopo il pensionamento. Oggi Sandro è sereno, curioso come un bambino, felice di vivere il suo piccolo paese, Amelia, soprattutto in tempi di campagna elettorale, ha un compagno che lo ama e due figli che lo hanno riempito di soddisfazioni. E se si rivolge ad Ast è solo per guardare avanti: "L'avvento di Arvedi - dice - fa ben sperare". E vi si condensa il più sincero augurio di un futuro di sviluppo per la città-fabbrica.