Nuovo Giornale Nazionale - PER LA GERMANIA UN INVERNO DA INCUBO. DALL’EUROPA PAROLE AL VENTO

2022-10-01 14:50:57 By : Mr. Wekin Cai

Le esplosioni che hanno messo in ginocchio i due gasdotti Nord Stream uno e due e il fallimento dell’arbitrato tra Gazprom (Russia) e Naftogaz (Ucraina) rappresentano un incubo per la Germania e, conseguentemente, per l’intera area produttiva europea, compresa quella italiana che alla filiera tedesca è in gran parte connessa. Un incubo anche per i privati cittadini. 

Il gas da Mosca non arriverà più dai due gasdotti, che qualcuno in Germania voleva fossero attivati, e nemmeno, probabilmente, dal gasdotto che passa in territorio ucraino e che, tra l’altro, forniva all’Ucraina risorse in termini di diritti di passaggio sborsati dalla Russia.

Per la Germania è la fine delle tentazioni di deviare sul sentiero delle sanzioni e dai rapporti preferenziali con la Russia riguardo agli approvvigionamenti del gas.

Per capire cosa sta avvenendo in questa fase geopolitica è necessario ricorrere al concetto di guerra ibrida o guerra senza limiti.

La teorizzazione della guerra senza limiti risale alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, quando due militari cinesi, i colonnelli Qiao Liang e Wang Xiangsui, pubblicarono “Guerra senza limiti”, un’opera che analizzava i nuovi scenari bellici mondiali, spiegando il terrorismo e le sue tecniche, la guerra condotta attraverso le manipolazioni dei media, le azioni di piraterie sul web, le turbative dei mercati azionari, la diffusione di virus informatici e altre armi non tradizionali, come quelle chimiche e batteriologiche. Non ultima, la propaganda.

I danni a Nord Stream 1 e 2 e il fallimento dell’arbitrato tra Gazprom e Naftogaz, con la possibilità del blocco dei flussi di gas che attraversano il territorio ucraino, avvengono in contemporanea con i referendum nelle zone ucraine occupate dai russi e che, entro fine settimana, potrebbero essere dichiarate da Putin e dalla Duma russa territorio della Federazione.

Pensare che il tutto sia legato, connesso, voluto, non è fuori luogo.

Le perdite di gas a Nord Stream 1 e Nord Stream 2, nel mar Baltico, potrebbero essere conseguenza di esplosioni provocate da sommozzatori o da un sottomarino.

Lo ipotizzano fonti di intelligence occidentale, che stanno monitorando la situazione, dopo che è stata registrata una improvvisa perdita di pressione nei gasdotti, a seguito di un danneggiamento avvenuto nella zona economica esclusiva danese, vicino all'isola di Bornholm.

Le fonti rilevano che, nell'ambito dell'attività di ricerca e monitoraggio del web, è emersa la presenza del sottomarino russo nucleare SSN classe Oscar II "Belgorod", al momento operativo nel Mar Bianco. Questo lascerebbe supporre che possano essere stati utilizzati dei veicoli subacquei autonomi attraverso un sottomarino ospite, che potrebbe essere il Belgorod. Le stesse fonti notano che un nuovo centro per lo sviluppo di veicoli sottomarini, appartenente alla Marina militare russa, si trova a San Pietroburgo e questi potrebbero essere adatti per colpire obbiettivi in profondità. Sommozzatori delle forze speciali russe ('spetnaz') sono dispiegati nel Mar Baltico.

Va notato anche che Kiev dispone di droni sottomarini ricevuti in dotazione dal Regno Unito per sminare in acque profonde: identificare le mine e farle brillare. Il Mar Baltico è pieno di mine della seconda guerra mondiale.

Sarà estremanente difficile stabilire con certezza chi ha fatto esplodere pezzi dei due gasdotti, riparabili, a quanto pare, solo nel 2023. Chi ha agito non ha mostrato sicuramente bandiera.

Per capire, oltre ad una lettura del testo dei due colonnelli cinesi, che rappresenta un classico della guerra ibrida, può essere interessante un documento, attribuito alla Rand, il quale, sia vero (come asseriscono molti commentatori in America), sia falso (come asserisce la Rand), costituisce un vademecum per capire quale sia il quadro che si prospetta per l’Europa.

La versione in italiano del documento è fornita dal giornalista italiano Roberto Mazzoni, che scrive dalla Florida, il quale ha dedicato all’argomento alcune puntate dei suoi video, visibili su www.mazzoninews.com.

Ecco il documento, stilato, secondo il 25 gennaio 2022, quindi prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

RAND Corporation – Santa Monica – California

Rafforzare gli Stati Uniti indebolendo la Germania

Lo stato corrente dell’economia statunitense non lascia sperare che possa continuare a funzionare senza il sostegno finanziario e materiale da fonti esterne. La politica di quantitative easing, a cui la Federal Reserve ha fatto ricorso regolarmente negli anni recenti, come pure la distribuzione incontrollata di contante nel 2020 e 2021 durante i lockdown per il COVID, hanno condotto a un drastico incremento nel debito verso l’esterno e a un aumento della disponibilità di dollari in circolazione.

E’ estremamente probabile che si verifichi un continuo deterioramento della situazione economica che porterà a una perdita di posizione del Partito Democratico nel Congresso e al Senato nelle prossime elezioni che si terranno nel Novembre 2022. Sotto tali circostanze, non possiamo escludere l’impeachment del Presidente, situazione che va evitata ad ogni costo.

C’è l’urgente necessità di far fluire risorse nell’economia nazionale, soprattutto nel sistema bancario. Se non si vogliono sostenere elevati costi militari e politici per gli Stati Uniti, tali risorse possono venire solo dalle nazioni europee che sono vincolate da impegni nei confronti della NATO e dell’Unione Europea.

Il maggiore ostacolo in tal senso è la crescente indipendenza della Germania. Benché sia ancora una nazione a sovranità limitata, si è mossa costantemente per decenni in direzione di eliminare tale limitazione e diventare uno stato completamente indipendente. Si tratta di un movimento lento e cauto, ma costante. Dalla nostra estrapolazione risulta che l’obiettivo finale potrà essere raggiunto solo tra diversi decenni. Tuttavia, se i problemi economici e sociali negli Stati Uniti dovessero intensificarsi, il passo potrebbe accelerare in modo significativo.

Un fattore aggiunto che contribuisce all’indipendenza economica della Germania è la Brexit. Con il ritiro del Regno Unito dalle strutture dell’Unione Europea, abbiamo perso l’opportunità di influenzare in modo significativo i negoziati e le decisioni che coinvolgono i vari governi.

Tali cambiamenti sono ancora molto lenti, in gran parte per la paura che la Germania nutre verso una nostra reazione negativa. Se un giorno noi dovessimo abbandonare l’Europa, ci sarebbe una buona probabilità che la Germania e la Francia raccolgano un pieno consenso politico. A quel punto anche l’Italia e altre nazioni della Vecchia Europa, sostanzialmente i membri della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, potrebbero unirsi a certe condizioni.

La Gran Bretagna, che al momento si trova all’esterno dell’Unione Europea, non sarà in grado di resistere da sola alle pressioni del duo Francia-Germania. Se questo scenario dovesse attuarsi, l’Europa si trasformerebbe in un’alternativa agli Stati Uniti non solo da un punto di vista economico, ma anche politico.

Inoltre, se gli Stati Uniti dovessero restare invischiati in problemi interni, la Vecchia Europa sarà in grado di resistere con più efficacia all’influenza esercitata dalle nazioni dell’Europa dell’Est che sono influenzate direttamente dagli Stati Uniti.

Vulnerabilità dell’economia tedesca e dell’Unione Europea

Ci possiamo aspettare un aumento nel flusso di risorse dall’Europa agli Stati Uniti se la Germania cominciasse a sperimentare una crisi economica controllata. Il passo dello sviluppo economico in Europa dipende quasi esclusivamente dallo stato dell’economia tedesca. E’ la Germania che paga il costo maggiore per le spese che sono indirizzate ai paesi più poveri dell’Unione Europea.

L’attuale modello economico tedesco si basa su due pilastri: un accesso illimitato a fonti energetiche russe a basso costo e a energia elettrica francese a basso costo, grazie al funzionamento delle centrali nucleari francesi. L’importanza del primo fattore è considerevolmente superiore a quella del secondo fattore. Un blocco delle forniture russe può creare una crisi sistemica che sarebbe devastante per l’economia tedesca e, in modo indiretto, per l’intera Unione Europea.

Il settore energetico francese potrebbe anch’esso sperimentare presto gravi problemi. Il prevedibile arresto delle forniture russe di uranio per alimentare le centrali nucleari, combinata alla situazione instabile nella regione del Sahel, in Africa, renderebbe il settore energetico francese criticamente dipendente dall’uranio proveniente dall’Australia e dal Canada. Questo, in abbinamento all’istituzione di AUKUS, crea nuove opportunità per esercitare pressione da parte degli Stati Uniti. Tuttavia questo aspetto particolare va oltre gli scopi di questo rapporto.

A seguito dei limiti imposti dalla coalizione politica di governo, la leadership tedesca non è in pieno controllo della situazione nella nazione. Grazie a precise azioni condotte dagli Stati Uniti, è stato possibile bloccare l’attivazione della condotta Nord Stream 2, a dispetto dell’opposizione dei lobbisti delle industrie chimiche e dell’acciaio tedesche. Tuttavia, il drammatico deterioramento degli standard di vita può spingere la leadership a riconsiderare la propria politica e ritornare all’idea di sovranità europea e di autonomia strategica.

L’unico approccio fattibile per garantire che la Germania rifiuti la fornitura di energia dalla Russia consiste nel coinvolgere entrambe le nazioni in un conflitto militare in Ucraina. Le azioni che stiamo per intraprendere in Ucraina condurranno inevitabilmente a una risposta militare da parte della Russia. I russi non potranno più ignorare la massiccia pressione esercitata dall’esercito ucraino sulle repubbliche non riconosciute del Donbas. Questo ci consentirà di etichettare la Russia come aggressore e applicare nei suoi confronti l’intero pacchetto di sanzioni preparate in anticipo.

A sua volta, Putin può decidere di imporre una serie limitata di contro-sanzioni – soprattutto sulla fornitura di energia all’Europa. Di conseguenza, il canno alle nazioni dell’Unione Europea sarà comparabile a quello sofferto dalla Russia e, in alcune nazioni, in particolare la Germania, sarà persino superiore.

Il fattore indispensabile per far cadere la Germania in questa trappola è il ruolo di leadership dei partiti verdi e dell’ideologia verde in Europa. I verdi tedeschi sono un movimento fortemente dogmatico, se non addirittura fanatico, che li porta facilmente ad ignorare le questioni economiche. In questo senso, i verdi tedeschi superano persino le loro controparti nel resto dell’Europa. I tratti personali e la mancanza di professionalità dei loro leader – in particolare Annalena Baerbock (ministro tedesco degli esteri) e Robert Habeck (vice cancelliere e ministro delle finanze) – ci permettono di presumere che sia praticamente impossibile per loro ammettere i propri errori in modo tempestivo.

Di conseguenza, sarà sufficiente dipingere sui media l’immagine della guerra di aggressione di Putin per trasformare i verdi nei più ardenti sostenitori delle sanzioni, trasformandoli in un partito guerrafondaio. Ciò consentirà di attivare il regime delle sanzioni senza ostacoli. La mancanza di professionalità degli attuali leader non consentirà ripensamenti in futuro, anche quando gli effetti negativi delle politiche adottate saranno diventati abbastanza ovvi. I partner della coalizione di governo tedesca dovranno semplicemente seguire i propri alleati – per lo meno fino a quando il peso dei problemi economici supererà il timore di provocare una crisi di governo.

In ogni caso, anche quando lo SPD e lo FDP saranno pronti a muoversi contro i Verdi, ci saranno ben poche possibilità che il governo successivo possa ripristinare relazioni abbastanza normali con la Russia. Il coinvolgimento della Germania nella fornitura di grandi quantità di armi e di equipaggiamento militare agli ucraini genererà inevitabilmente una grande diffidenza nei russi e questo renderà molto lunghe le procedure negoziali per un ripristino delle relazioni.

Se venissero confermati anche crimini di guerra e l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, la leadership politica tedesca non potrebbe superare il veto dei suoi partner nell’Unione Europea che la costringerebbero a rinforzare il pacchetto delle sanzioni e gli aiuti all’Ucraina. Questo garantirà un’interruzione abbastanza lunga nella cooperazione tra Germania e Russia da rendere non più competitiva l’economia tedesca.

Una riduzione nelle forniture di energia dalla Russia – in condizioni ideali una totale interruzione di tali forniture – porterebbe a un risultato disastroso per l’economia tedesca. Inoltre la necessità di dirottare una quantità significativa del gas russo per il riscaldamento residenziale e delle strutture pubbliche finirà per esacerbare la carenza.

I lockdown delle industrie provocheranno carenza di componenti e di parti di ricambio per l’industria manifatturiera, una distruzione delle catene logistiche e, alla fine, un effetto domino. E’ probabile un completo arresto delle più grandi fabbriche metallurgiche, chimiche e meccaniche, visto che non hanno alcun margine per ridurre il consumo di energia. Questo porterebbe anche alla chiusura di attività produttive a ciclo continuo con la loro completa distruzione.

Le perdite cumulative per l’economia tedesca possono essere stimate in modo solo approssimativo. Se anche le restrizioni delle forniture russe si limitassero al solo 2022, le conseguenze durerebbero per diversi anni, e le perdite totali potrebbero arrivare a 200-300 miliardi di euro. Non solo assesterà un colpo devastante all’economia tedesca, ma l’intera economia dell’Unione Europea collasserà inevitabilmente. Non stiamo parlando semplicemente di un rallentamento nel ritmo di crescita, ma di una recessione continua e in un declino del prodotto interno lordo che per la sola produzione materiale sarà del 3-4% annuo per i prossimi 5 o 6 anni. Tale crollo provocherà inevitabilmente il panico nei mercati finanziari e potrà portarli al collasso.

Inevitabilmente l’euro scenderà al di sotto del dollaro e questa caduta sarà molto probabilmente irreversibile. La caduta ripida dell’euro provocherà la sua svendita su base globale. Diventerà una valuta tossica, e tutte le nazioni nel mondo ridurranno rapidamente la sua presenza nelle loro riserve in valute internazionali. Tale vuoto verrà probabilmente colmato dal dollaro oppure dallo yuan.

Un’altra conseguenza inevitabile di una recessione economica prolungata sarà una ripida diminuzione negli standard di vita e nella crescita della disoccupazione (fino a 200.000 – 400.000 disoccupati nella sola Germania), che porterà all’esodo di manodopera specializzata e di giovani con una solida formazione scolastica. Oggi tale migrazione non può avere altra destinazione che gli Stati Uniti. Ci possiamo aspettare un flusso altrettanto significativo, ma minore di emigranti anche da altre nazioni europee.

Lo scenario che stiamo considerando rafforzerebbe le condizioni economiche degli Stati Uniti indirettamente, ma soprattutto direttamente. Nel breve termine, invertirebbe la tendenza che ci sta portando verso una incipiente recessione e, in aggiunta, consoliderebbe la società americana distraendola dai problemi economici immediati. Questo, a sua volta, ridurrà i rischi elettorali.

Nel medio termine (4-5 anni), i benefici cumulativi della fuga di capitali, del riorientamento dei flussi logistici e della ridotta competizione nelle industrie primarie possono avere un valore di 7-9 trilioni di dollari.

Sfortunatamente anche la Cina trarrà beneficio nel medio termine da questo scenario emergente. Al contempo, la profonda dipendenza politica dell’Europa dagli Stati Uniti ci permetterà di neutralizzare possibili tentativi da parte delle singole nazioni europee di avvicinarsi alla Cina”.

Non sapremo, probabilmente, mai se il documento esce dalla Rand o è stato fabbricato da altri.

In ogni caso descrive una situazione che si sta verificando punto per punto, compresi gli ultimi avvenimenti di questi giorni. Ci rimane da evitare che accada anche quanto profetizza questa sorta di vademecum del disastro futuro prossimo del Vecchio Continente.

Dall’Unione Europea arrivano, come al solito, parole al vento.

"E' fondamentale ora indagare sugli incidenti, ottenere piena chiarezza sugli eventi e sul perché - ha twittato la presidente della Commissione Europea -. Qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e porterà alla risposta più forte possibile".

Cosa vuol dire “infrastrutture energetiche europee attive?”. Attive? Cosa ci dice la von der Leyen? Che Nord Stream 1 e 2 sono da considerarsi attivi?

La von der Leyen sa qual che dice? I due gasdotti sono fermi anche per le sanzioni imposte dall’Ue. O non è così?

"La sicurezza e le preoccupazioni ambientali sono della massima priorità - ha sottolineato Borrell in una dichiarazione a nome dell'Ue -. Questi incidenti non sono una coincidenza e riguardano tutti noi. Sosterremo qualsiasi indagine volta a ottenere la piena chiarezza su ciò che è successo e sul perché, e adotteremo ulteriori misure per aumentare la nostra resilienza nella sicurezza energetica".

Preoccupazioni ambientali? Borrel farebbe bene a dire disastro economico.

Come è sempre di più chiaro la leadership europea è nel pallone.

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