Jeans ecosostenibili per una moda sempre più green - Bio Pianeta

2021-11-17 07:45:17 By : Mr. zhi jiang

Jeans che si trasformano in bicchieri, sgabelli o tappetini, che si realizzano grazie all'utilizzo di reti da pesca o bottiglie di plastica: sono tante le idee che stanno nascendo e tutte con l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale di uno dei capi più inquinanti nel mondo.

L'impatto ambientale dei jeans

Nati come abbigliamento da lavoro, i jeans sono diventati negli anni capi di abbigliamento casual presenti in tutti i guardaroba, da quello del manager di successo a quello dello studente in bolletta. La facilità d'uso e di lavaggio unita alla quantità di modelli disponibili sul mercato ne fanno un vero e proprio oggetto cult che non passa mai di moda. Ma pochi sanno, però, che l'industria del jeans è una delle più inquinanti in assoluto, a partire dal momento della produzione per arrivare a quello dello smaltimento del capo. Il denim, che è il tessuto utilizzato per realizzare i jeans, è realizzato in cotone. Il cotone è senza dubbio il tessuto più utilizzato al mondo, tanto da raggiungere l'80% nel mercato della produzione di fibre. Inoltre, le piantagioni di cotone occupano il 3% della superficie agricola mondiale (http://www.usatobene.org/files/2012/01/impatto-ambientale-cotone-e-tessile.pdf). Per la produzione del cotone è richiesto un utilizzo decisamente importante dell'acqua, nelle varie fasi della filiera produttiva. Nel frattempo, l'acqua viene utilizzata per la coltivazione, poiché il cotone è una pianta che ne richiede grandi quantità per raggiungere la maturità. Inoltre, l'acqua viene utilizzata come mezzo per rimuovere le impurità, applicare coloranti e fissanti, nonché per generare vapore. L'inquinamento deriva poi dalle varie sostanze chimiche utilizzate nelle varie fasi di lavorazione, come la verniciatura o, nel caso specifico dei jeans, lo scolorimento. Le lavorazioni utilizzate per realizzare i diversi modelli di jeans, che si tratti di sabbiatura o spazzolatura, mettono poi in serio pericolo la salute di chi lavora con questi prodotti. È stato calcolato che per ogni maglietta di cotone vengono utilizzati 2649,79 litri di acqua, vengono prodotti circa 2,7 kg di CO2 e 0,05 kg di altri gas. Il problema dell'inquinamento, poi, si pone anche quando finisce l'uso del cotone: nei cassonetti italiani, infatti, finisce una quantità di vestiti usati pari al valore di 36 milioni di euro l'anno. Secondo un rapporto pubblicato nel 2013 da Friends of the Earth Europe, gli europei scartano circa 5,8 milioni di tonnellate di tessili ogni anno, di cui il 75% va nelle discariche o negli inceneritori, mentre solo il 25% viene riciclato. Nuovi processi produttivi per jeans eco-friendly Ormai da anni molti produttori di jeans prestano attenzione all'impatto ambientale dei loro prodotti. Tra questi, il primo è Levi-Strauss & Co. che ha sviluppato numerose idee innovative per ridurre questo impatto. Tra queste, la prima è la metodologia “Water less” per ridurre l'utilizzo dell'acqua nella produzione dei jeans: ad esempio, semplicemente togliendo l'acqua dagli stone wash o attraverso la combinazione di più processi del ciclo umido, l'azienda ha ridotto consumo di acqua fino al 96% per alcuni modelli. Dal lancio di Water less nel 2011, l'azienda ha stimato di aver risparmiato più di 1 miliardo di litri di acqua nella produzione dei suoi prodotti, di cui 30 milioni attraverso il riutilizzo e il riciclo. Un nuovo sistema di riciclaggio dell'acqua è stato implementato da uno dei fornitori cinesi dell'azienda che è riuscito a produrre 100.000 paia di jeans con acqua riciclata al 100%. Questo sistema funziona in due fasi: in primo luogo, le acque reflue vengono trattate per soddisfare gli standard idrici locali e gli standard applicati a livello globale da Levi's. Successivamente, parte dell'acqua viene trattata da un sistema di microfiltrazione per essere riutilizzata nel processo produttivo. Patagonia è un'altra azienda che non è rimasta sorda alle richieste delle associazioni ambientaliste, prima tra tutte Greenpeace, e ha deciso di eliminare tutte le sostanze pericolose in produzione. Nasce così una collezione di denim sostenibile in 100% cotone organico realizzata senza l'uso di pesticidi, erbicidi o fertilizzanti sintetici. La nuova metodologia utilizzata dal brand californiano riesce a far aderire più velocemente il colore al tessuto, riducendo gli sprechi idrici dell'84% e gli scarti elettrici del 30%, il tutto senza intaccare la qualità del prodotto. Anche l'Italia, grazie all'azienda vicentina Tonello, è in prima linea tra le realtà dell'industria tessile attente alle esigenze dell'ambiente. Insieme a Levi's, infatti, ha sviluppato NoStone, una tecnologia che permette di dare ai capi un effetto “stone wash” in modo eco-efficiente, utilizzando piastre abrasive in acciaio inox fissate al cestello della macchina in cui vengono lavati i jeans. I vantaggi di questa tecnologia sono molteplici, a partire dall'eliminazione dei costi di estrazione e dell'energia necessaria per estrarre la pietra pomice per finire con un minor spreco di acqua. Levis' sta inoltre testando un materiale alternativo per realizzare i suoi jeans, con l'obiettivo di attivare una filiera sostenibile utilizzando fibre alternative al cotone, visto che in futuro la disponibilità di seminativi sarà sempre più scarsa. È stata quindi attivata una partnership con l'azienda italiana Aquafil che fornirà a Levi's il filato di poliammide rigenerato Econyl da materiali di scarto, come reti da pesca e tappeti a fine vita.

Ricicla e riusa, i jeans riprendono vita

Oltre alle aziende che intervengono nella fase di produzione del prodotto, sono molte le realtà imprenditoriali che si attivano per non far finire i jeans nelle discariche. Tra questi va sottolineata l'attività della britannica Mosevic (http://mosevic.com/) che riutilizza gli scarti dei jeans per realizzare occhiali da sole molto cool. Gli strati di jeans vengono tagliati con cura nel laboratorio dell'azienda in Cornovaglia, Regno Unito. I pezzi di tessuto vengono quindi pressati in stampi con una speciale resina sintetica per creare un materiale composito duro, che Mosevic chiama "denim solido". Una volta indurito, il materiale viene lavorato a controllo numerico computerizzato e successivamente rifinito per conferire l'aspetto "stonewashed". I pezzi sono quindi rifiniti a mano, con l'aggiunta di lenti Zeiss polarizzate e cerniere a barilotto. I bracci del telaio sono rinforzati con fili di acciaio per renderli robusti e regolabili. Anche i naselli sono costruiti con l'aggiunta di più strati di denim. Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'azienda svedese Nudie Jeans in questo caso i jeans non più utilizzati si trasformano in tappeti o sgabelli. Gli sgabelli sono realizzati utilizzando le cuciture di circa 9 paia di jeans mentre le restanti parti dei pantaloni sono utilizzate per i tappetini. In questo modo è possibile recuperare circa il 90% di ogni jeans. L'azienda lombarda Italdenim, invece, interviene fin dal momento della produzione, avendo cura di recuperare gli scarti e realizzando la linea denominata “Denim Riciclato”. Ecco come spiega questo processo Luigi Caccia, presidente di Italdenim: "Nel normale processo di tintura del cotone, i primi e gli ultimi 500 metri della partita di tintura - tinti in fase di accensione e spegnimento della macchina - vengono normalmente scartati, come la colorazione ottimale si ottiene quando la macchina lavora a pieno regime. Abbiamo invece pensato di rigenerare questo filato, per creare una proposta che soddisfi le esigenze dei clienti più attenti all'ecologia e al rispetto dell'ambiente”. Nuove fusioni di materiali per il riciclo a tutto tondo Per incrementare la pratica del riuso, sempre più considerato dalle aziende come un elemento fondamentale della responsabilità aziendale, il tessuto jeans è ora abbinato ad altri materiali provenienti dal riciclo. La già citata linea "Recycled Denim", ad esempio, comprende tessuti 100% cotone (60% rigenerati e 40% nuovi) e tessuti che combinano il cotone con la fibra di poliestere "Newlife" di Sinterama, ottenuta riciclando bottiglie di plastica post-consumo raccolta in Nord Italia. Levi's propone anche il suo piano di riciclo combinato nella linea “Waste less”, composta per il 20% da bottiglie di plastica riciclate. Dal riciclo delle bottiglie e della plastica, infatti, è stata ottenuta una fibra di poliestere che viene combinata con fibre di cotone per ottenere un filato adatto alla realizzazione di capi di abbigliamento. L'idea di abbinare il cotone ai chicchi di caffè viene dall'America, dall'azienda americana dell'aquila. Infatti in ogni pantalone sono presenti 2,25 grammi di caffè riciclato che permette di ridurre il numero di lavaggi poiché le naturali proprietà antibatteriche aiutano a mantenere il pantalone pulito più a lungo. Inoltre, la capacità del caffè di assorbire gli odori riduce la necessità di utilizzare la lavatrice.

Bioplanet: il sito dedicato all'ambiente e alla sostenibilità del newtork Velvet. Tutte le novità, le iniziative e le best practice in tema di green living, inquinamento, energia con uno sguardo attento alle tecnologie e all'Agenda 2030