Prezzi e scarsità di materie prime, innovazione fondamentale per la crescita

2021-11-22 13:50:21 By : Ms. Diana Li

Numeri, idee, progetti per il futuro

Post di Riccardo Sotgiu, amministratore delegato di Loson e direttore del gruppo meccatronica di Assolombarda -

La tempesta dei prezzi ha colpito la ripresa e il sistema industriale. La domanda sostenuta e in parte attesa - dopo la fine dell'emergenza pandemica - fa i conti con un sistema - quello dei beni energetici e delle materie prime, oltre che della logistica - con capacità produttive attualmente inadeguate. I principali fattori di rischio, in grado di minare la ripresa economica, sono essenzialmente due. Il primo è rappresentato dai costi energetici, il secondo dalla scarsità di materie prime. L'ultimo allarme, in ordine cronologico, ha riguardato la produzione di alluminio.

Queste difficoltà sistemiche richiedono un cambiamento. Una svolta capace di coinvolgere tutti i protagonisti del sistema Paese. Occorre introdurre una cultura tecnologica, ripensare la filiera fino ad innovare i processi ei prodotti che si realizzano all'interno degli stabilimenti.

Solo grazie a un ecosistema innovativo possiamo contrastare efficacemente i cigni neri, che oggigiorno assumono le sembianze di costi e scarsità.

Innovare significa essere competitivi, essere competitivi implica una filiera industriale resiliente ed efficiente. Un passo che l'Italia fatica a compiere con decisione e per questo il suo sistema industriale è più fragile. La premessa del PNRR (Piano Nazionale di Risanamento e Resilienza), presentato lo scorso aprile, afferma chiaramente che “tra le cause del deludente andamento della produttività c'è l'incapacità di cogliere le tante opportunità legate alla rivoluzione digitale. Questo ritardo è dovuto sia alla mancanza di infrastrutture adeguate, sia alla struttura del tessuto produttivo, caratterizzato da una prevalenza di piccole e medie imprese, che spesso sono state lente nell'adottare nuove tecnologie e nell'orientarsi verso produzioni a più alto valore aggiunto”.

Se siamo consapevoli del ritardo strutturale e culturale, allo stesso tempo dobbiamo essere convinti che questi sono i tempi in cui abbiamo grandi opportunità: la rivoluzione digitale, l'innovazione.

La nuova tappa - scolpita dalla pandemia - si presenta come un intreccio tra innovazione evolutiva (ovvero innovazione che migliora un prodotto secondo le aspettative del cliente) e innovazione che da rivoluzionaria (innovazione rivoluzionaria inaspettata che non intacca i mercati esistenti), diventa realtà per essere afferrato. . Il risultato potrebbe essere definito come innovazione responsive, cioè capace di adattarsi alle diverse combinazioni che presentano variabili sia positive che negative. È una definizione mutuata dal web, il sito "responsive" si adatta a qualsiasi dispositivo - desktop, tablet, cellulare - e si mostra nel modo più efficiente all'utente/lettore.

Come funziona questa innovazione "adattiva" nel sistema?

In caso di carenza di approvvigionamento, il dato oggettivo è il seguente: l'Italia e più in generale l'Europa non possono dipendere da altri Paesi per la disponibilità di prodotti e materiali strategici. Il caso della mancanza di microchip nel settore automobilistico è emblematico. La risposta è ripensare alle politiche di ricollocazione. I grandi player industriali si stanno già muovendo in questa direzione. Toyota, ad esempio, per sopperire alla carenza (e ai prezzi più alti) del litio, sta puntando sulle batterie allo stato solido, la chimica degli ioni fluoruro che permette di raggiungere una densità teorica 7-10 volte superiore ai livelli attuali.

L'emergere della scarsità richiede nuovi sistemi di produzione.

Per rispondere alla domanda iniziale: si passa a una localizzazione efficiente e sostenibile. L'altro livello su cui si sviluppa l'innovazione reattiva riguarda il prodotto. Spesso è rivoluzionario - non ha mercato ed è costoso -, poi diventa conveniente perché il prezzo scende - per ragioni esogene ed endogene alla produzione - e allo stesso tempo diventa efficiente, quindi conveniente da usare. La tecnologia innesca ondate deflazionistiche che possono calmare i prezzi.

Basti pensare agli schermi led e poi oled, sempre più efficienti che hanno abbassato il costo dei telespettatori. Fibre ottiche che hanno ridotto i costi di comunicazione e memorie ad alta capacità, che, riducendo il costo per byte delle informazioni salvate, hanno permesso la nascita di nuovi mercati (come i social network).

Il settore dei compositi - in cui opera la mia azienda - in questo momento è un esempio di come l'innovazione sia la soluzione e il miglior investimento possibile.

Il materiale composito garantisce alle aziende efficienza (minore consumo energetico), maggiore produttività e stabilità dei prezzi e delle forniture. Il composito in fibra di carbonio ha una densità 2 volte inferiore all'alluminio e oltre 5 volte inferiore all'acciaio. Di conseguenza, in un componente della stessa dimensione, la sostituzione dell'alluminio con la fibra di carbonio ridurrà il suo peso del 50%. Meno peso significa meno consumi, maggiore produttività ed efficienza. La filiera è praticamente in Italia e in Europa, non ci sono centri di produzione in Oriente o in altre zone instabili del mondo, come è successo per l'alluminio dopo il colpo di stato in Guinea. Questo significa certezza degli approvvigionamenti, un problema che di questi tempi si aggira come uno spettro tra i buyer di molte aziende.

In assenza di innovazione, se non se ne comprendono appieno le potenzialità, le imprese - e il sistema Italia - saranno sempre in balia di fattori esterni. Pertanto, è fatale per la crescita investire nelle opportunità della tecnologia per costruire un nuovo orizzonte industriale e sociale. Occorre prenderne atto per costruire il “patto economico, produttivo e sociale del Paese”, recentemente invocato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, in assemblea di Confindustria.