ERNESTO PICCHIONI: IL CRIMINALE PI FATTA DEL KM 47 DELLA SALARIA - OrticaWeb

2021-11-22 13:46:43 By : Ms. ping liu

IL MOSTRO DI NEROLA: "IO GUADAGNO VENDENDO LE LUMACHE"

Quarantasettesimo km della Salaria, "il chilometro della morte" - è il punto da cui è possibile ammirare il medievale Castello Orsini, simbolo del meraviglioso borgo di Nerola (Lazio), dove furono commessi atroci delitti a causa di un uomo conosciuto come “il Mostro”: uno dei serial killer più famosi e spietati della storia italiana.

Nel 1906, nel piccolo comune italiano di Ascrea (provincia di Rieti), nasce Ernesto Picchioni, agricoltore che presto si trasferisce nel comune di Nerola. La sua personalità è molto complessa: da un lato scoppi di rabbia, folle ferocia (tanto che ha picchiato furiosamente un compagno di cella e ha tentato di aggredire papa Giovanni XXIII durante la sua visita ai carcerati), dall'altro tratti di estrema cordialità.

A causa delle sparizioni, omicidi e furti che spesso si verificano in quella zona, iniziano le indagini del maresciallo Evaristo Acquistucci, che ancora non riesce a trovare una soluzione all'intricato mistero del km 47 della Salaria: nel luglio 1944 proprio in quel punto l'avvocato Pietro Monni scompare misteriosamente mentre percorre la strada in bicicletta per partecipare ad un viaggio con i suoi amici, che non raggiungerà mai. Solo più tardi il maresciallo comprese il modus operandi di Picchioni, "la tecnica della tela di ragno": cosparge la strada di chiodi, attende pazientemente l'arrivo di una vittima, offre aiuto e collaborazione. la sua furia omicida sotto gli occhi sgomenti della famiglia e ruba tutti i loro averi ai malcapitati, per poi seppellire i loro corpi nel giardino antistante, con l'aiuto del giovane figlio Angelo, altrimenti minacciato di porre fine alla stessa sorte.

Un serial killer organizzato: la sua attenzione è tutta concentrata sui beni delle vittime, infatti non ha nessun tipo di feticismo o interesse per i cadaveri. Uccide puramente per vantaggio economico.

La svolta avviene nel maggio 1947, quando Ernesto Picchioni viene visto circolare con un prezioso modello Ducati, il "Cucciolo", un mezzo costoso ed esclusivo alla portata di pochi: un ragazzo, Alessandro Daddi (commerciante di Rieti), con sua una motocicletta guasta bussa alla porta di casa Picchioni, Ernesto lo aspetta e lo accoglie offrendogli il suo cordiale aiuto: mentre il giovane è intento a maneggiare gli attrezzi, l'uomo gli dà un violento colpo alla testa con una mazza, che stordisce il malcapitato, ma senza ucciderlo. Il Mostro prende un coltello da cucina e con inaudita brutalità si scaglia sul ragazzo tagliandogli la gola.

In seguito al delitto, vede dietro una porta socchiusa la moglie e il figlio, che hanno assistito al feroce omicidio e li minaccia di sterminare l'intera famiglia nel caso si venga a sapere fuori da quelle quattro mura cosa è successo.

A questo punto il maresciallo non ha più dubbi sul da farsi e decide di colpire il punto debole di Picchioni: approfittando dell'assenza del capofamiglia Acquistucci si reca dalla moglie di Ernesto, Filomena Lucarelli e la spinge a confessare tutto. Travolta dal terrore, è proprio la signora Filomena a denunciare le atrocità del marito, i suoi maltrattamenti e le minacce.

Piccolo di statura, dai lineamenti tozzi e semianalfabeta, il Mostro di Nerola è accusato di due omicidi accertati, ma il numero reale delle sue vittime rimane ancora oggi un inquietante mistero. L'avvocato difensore tenta di appellarsi alla malattia mentale, che non viene riconosciuta, mentre il pm chiede l'ergastolo. Nel marzo 1949 l'ingestibile Mostro della Salaria fu condannato a due ergastoli e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Civitavecchia e successivamente trasferito nel carcere di Porto Azzurro (Isola d'Elba). Morì in carcere nel 1967 stroncato da un infarto; non riceverà mai visite da parenti, avendo inoltre affermato che li avrebbe uccisi non appena li avesse visti.

Nonostante la terribile vicenda, l'epilogo della vicenda sembra avere un lieto fine, negli anni del loro matrimonio Filomena diede a Picchioni quattro figli: uno morì ancora in fasce, per cui la donna fu punita con una strage percossa. , Angelo, di cui non si hanno più notizie, Gabriella e Carolina, che furono adottati nel 1952 dal facoltoso Robert Wilbraham Fitz Aucher (magnate dell'acciaio), morto nel 1956, non prima di aver lasciato alle sorelline un'eredità di due milioni dollari.