Il corvo: 10 curiosità sul film con Brandon Lee - Cinematographe.it

2022-07-30 11:34:06 By : Ms. Jenny Lum

Dieci curiosità su Il corvo, film cult degli anni novanta che segnò il destino di Brandon Lee.

Da Luciano Attinà - 29 Luglio 2022 16:00

Il corvo di Alex Proyas è un film cult, uscito nel 1994, radicato in una certa sottocultura della dark age dei comics anni ottanta/novanta. La pellicola è nota, al grande pubblico, principalmente per la tragedia che coinvolse il protagonista del film, Brandon Lee. L’attore infatti venne ucciso sul set da un colpo di pistola, che sarebbe dovuta esser caricata a salve, ma non lo era.

Il fascino della pellicola, al di là dell’aura da film maledetto, si deve all’approccio visivo di Proyas, che mescola espressionismo tedesco, architetture gotiche e decadenza urbana, riuscendo comunque a non risultare troppo derivativo rispetto alla moda dark burtoniana del tempo. Mentre la storia del fumetto di James O’Barr, da cui è tratto il film (rielaborata per il cinema da David J. Schow e John Shirley) ha una forte componente emotiva che la rende un perfetto esempio di romanticismo neogotico moderno. Eric Draven (Brandon Lee) e Shelly Webster (Sofia Shinas) sono una coppia in procinto di sposarsi, ma la notte di Halloween una banda di delinquenti irrompe nel loro appartamento, stupra e uccide Shelly e spara e butta giù da una finestra Eric. Un anno dopo Eric ritorna dal regno dei morti, vestito di nero, truccato da pierrot malinconico e in compagnia di un corvo. Segue un bagno di sangue per i criminali di Detroit. Oltre che il potenziale della vicenda e il talento visivo di Proyas, altri fattori hanno contribuito a rendere questo film un unicum. Alcuni di questi elementi vengono spesso menzionati quando si parla del film, mentre altri sono meno noti. Di seguito riportiamo 10 curiosità che, a modo loro, hanno contribuito al successo del film o ne hanno aumentato l’alone di film maledetto.

O’Barr iniziò a scrivere e disegnare Il corvo nel 1981, nel tentativo di venire a patti con il proprio dolore, a seguito di una tragedia personale. La fidanzata del disegnatore infatti venne uccisa proprio davanti la sua porta di casa, mentre si accingeva a prendere l’auto per andare da James. La ragazza venne travolta da un camion, guidato da un autista ubriaco. O’Barr si sentì in colpa per anni e il miscuglio di senso di colpa, impotenza e desiderio di vendetta lo portarono ad alcune scelte drastiche come quella di arruolarsi nei marines e di iniziare a scrivere Il corvo. A detta dell’autore stesso però nessuna di queste scelte migliorò le cose, anzi pare che creare il fumetto, la cui genesi durò circa nove anni, peggiorò la situazione. D’altronde il potente nucleo emotivo della storia, che la rende comprensibile a chiunque in qualsiasi parte del mondo, viene proprio da questo dolore.

L’esistenza del film si deve in qualche maniera a un altro successo dei fumetti uderground e autoprodotti degli anni ottanta, quello delle Teenage Mutant Ninja Turtles. Infatti dopo che Batman (Burton, 1989) aveva spianato la strada per una nuova era di cinecomics, il successo del film indipendente (sembra assurdo ma è così) di Barron, tratto dalle tartarughe ninja spinse il produttore Edward R. Pressman a cercare nel mondo dei comics in bianco e nero qualche nuova i.p. a prezzi accessibili. Fu allora che il produttore scoprì l’opera di O’Barr, al tempo pubblicata dalla Caliber Press. Il fumettista era già in trattative con un altro produttore, Jeff Most, ma solo il coinvolgimento di Pressman portò alla realizzazione del progetto.

Il corvo, nelle intenzioni dei produttori, sarebbe dovuto essere un musical con protagonista Michael Jackson, ma il fumettista si oppose all’idea con tutte le sue forze. Nel momento, però, in cui il progetto venne affidato a Proyas, specializzato in video musicali, le cose iniziarono a funzionare e si stabilì una sinergia fra l’autore e la produzione del film.

La musica ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione del personaggio di Eric e delle atmosfere del fumetto. Da un lato il protagonista è costruito sulle sembianze di Peter Murphy dei Bauhaus, di Iggy Pop e di Robert Smith dei The Cure. Dall’altro nella prima edizione del fumetto era presente una dedica al suicida Ian Curtis, cantante dei Joy Division, Eric citava il testo di “Disorder” dei Joy Division, almeno due capitoli avevano per titolo due canzoni del gruppo di Curtis, “Atrocity Exhibition” e “Atmosphere”. O’Barr inserì inoltre due pagine slegate dalla storia, con i testi di “The Hanging Garden” dei The Cure e di “Komakino”, sempre dei Joy Division. Per questo motivo Proyas volle che nella colonna sonora del film fossero presenti sia un pezzo dei The Cure, “Burn”, scritto per l’occasione, che uno dei Joy Division, “Dead Souls”, coverizzato dai Nine Inch Nails. In aggiunta a questi, il regista, conoscitore dell’ambiente musicale contemporaneo, si assicurò di avere anche pezzi di gruppi in voga nel panorama alternativo degli anni novanta, dai Machine of Loving Grace ai The Jesus and Mary Chain, dai metallari Pantera ai Rage Againist the Machine, pionieri del mix fra rap, hip hop, metal e hardcore punk. O’Barr, in seguito all’uscita del film, creò sua una colonna sonora per il fumetto, insieme all’amico musicista John Bergin. Si tratta dell’album industrial rock, “Fear and Bullets”, dei Trust Obey (gruppo di O’Barr e Bergin).

Come già accennato, Il corvo è inscindibile dall’immagine dell’attore che lo interpretò, Brandon Lee. Ma Brandon non fu la prima scelta della produzione. Prima di lui vennero presi in considerazione Johnny Depp, River Phoenix e Christian Slater. Depp chiese un compenso troppo alto, gli altri due semplicemente rifiutarono la parte. Brandon invece fu entusiasta di poter interpretare un ruolo che lo allontanasse da quelli interpretati nei film precedenti. Fino a quel momento l’attore era noto solo come marzialista di film action di serie B, sul genere di Resa dei conti a Little Tokyo (Lester, 1991) e Drago d’acciaio (Little, 1992). In sostanza Lee, figlio del leggendario Bruce, si trovava incatenato all’eredità paterna di attore di film di arti marziali. Con Il corvo vide la possibilità di mostrare le sue capacità recitative, in un ruolo per lo più drammatico.

La violenza è comunque presente ne Il corvo. Ma Lee decise, insieme a Proyas, di basare i combattimenti su coreografie semplici, in cui lo stile di lotta principale fosse quello dello street fight. L’attore fu molto attento a evitare l’utilizzo del kung fu e di altri stili troppo elaborati. Lee ci teneva così tanto a entrare nella parte che oltre a limitare le proprie abilità marziali, dimagrì di diciotto chili per restituire sullo schermo il fisico asciutto e teso disegnato da O’Barr. Prese pure l’abitudine di applicarsi da solo il trucco del personaggio, prima di andare a dormire, per renderlo meno preciso e più realistico. Inoltre pare che parte della sua preparazione consistesse in visite ripetute a vari cimiteri e nell’ascolto continuo di canzoni dei The Doors, inerenti alla morte.

La morte di Lee interruppe le riprese. La produzione aveva finito i soldi e non aveva intenzione di continuare. Dopo che la moglie di Brandon, Eliza Hutton, diede il suo assenso alla conclusione del film, intervenne la Miramax. La compagnia dei Weinstein fornì il budget necessario a completare le riprese. Il protagonista fu sostituito, nelle restanti scene d’azione, da uno stuntman, cui digitalmente venne sovraimposto il volto del defunto attore. Per i tempi si trattò di un’operazione complessa e costosissima. Paradossalmente tutti gli altri effetti nel film furono realizzati in maniera artigianale, utilizzando modellini, matte screen e le abilità di Lee e degli stuntmen. La CGI venne usata solo per sostituire Brandon Lee e per qualche volo del corvo, avatar di Eric.

La storia del film è stata cambiata, in alcuni punti cardine, rispetto a quella del fumetto. Eric Draven nel film è un musicista rock, mentre nell’opera di O’Barr il protagonista non ha cognome e si intuisce che il suo sia un lavoro manuale, forse il muratore.

Mentre nel film l’omicidio del protagonista e di Shelly rientra in un piano della malavita organizzata, volto a costringere gli inquilini di un edificio, considerato strategico, a vendere la proprietà, nel fumetto è tutto molto più casuale, e riecheggia la tragedia vissuta da O’Barr – oltre che un fatto di cronaca legato al furto di un anello nuziale finito in un duplice omicidio. Shelly ed Eric fanno una gita fuori porta, la macchina va in panne. Una banda di delinquenti, che ha appena finito di sballarsi per bene, li nota e decide di divertirsi con un’orgia di stupro e violenza. Il capo della banda nel fumetto è il thug T-Bird. Nel film invece T-Bird è sì il capo della banda di criminali che ha ucciso Eric e Shelly, ma a sua volta è un sottoposto di Top Dollar (Michael Wincott), personaggio completamente diverso rispetto alla sua controparte fumettistica. Lo scontro finale nel film avviene su una cattedrale gotica, reminiscente del finale di Batman, mentre nel fumetto Eric finisce T-Bird a martellate, ai margini della strada dove è avvenuta la morte di Shelly. Il personaggio di Albrecht (Ernie Hudson), il poliziotto onesto che aiuta Eric è un amalgama di due poliziotti onesti, presenti nel fumetto, il capitano Hook e l’agente Albrecht, appunto.

Sarah (Rochelle Davis), la ragazzina che nel film ha la funzione di voce narrante/testimone dell’intera vicenda, nel fumetto si chiama Sherri, rappresenta l’unico barlume d’innocenza in un mondo corrotto, è meno caratterizzata e alla fine, nonostante gli sforzi di Eric, non riesce a riavere sua madre (viene comunque adottata da Albrecht).

L’interprete di T-Bird è David Patrick Kelly, famoso per aver interpretato il capo della gang rivale dei Warriors in I guerrieri della notte (Hill, 1979). Gli fu attribuito questo ruolo proprio in quanto icona di una certa delinquenza giovanile degli anni ottanta. L’interprete di Funboy, il criminale che spara a Eric la notte di Halloween, è Michael Massee. L’attore non si riprese più completamente dopo l’incidente e fu vittima di crisi depressive fino alla sua morte, nel 2016. Non riuscì mai a vedere il film finito.

Dal film furono tagliate varie scene, fra cui quelle con un personaggio che appare anche nel fumetto, lo Skull Cowboy: un pistolero con la testa di teschio che spiega al redivivo Eric le regole della sua vendetta. Tale eliminazione ha portato alla modifica di un punto centrale della trama originaria. Nel finale l’eroe si ritrova senza poteri perché Top Dollar riesce a ferire il suo avatar. Nel primo cut invece lo Skull Cowboy (Michael Berryman) appariva a Eric e gli spiegava che avrebbe perso i poteri se si fosse ostinato a intervenire nella vita di altre persone, al di là della sua missione di vendetta. In origine quindi Eric perdeva i poteri perché decideva di salvare Sarah da Top Dollar, che solo alla fine si rivelerà essere il mandante dell’omicidio. Il motivo per cui la produzione decise di eliminare lo Skull Cowboy fu duplice. Da un lato, secondo Proyas, la resa del personaggio sullo schermo rischiava di attribuire al film un aspetto da horror di serie B. Dall’altro, al momento della morte di Lee, non erano stati girati tutti i dialoghi fra Eric e lo Skull Cowboy.

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