Franco Aresi, il mastino del senatur. "Per me è il capo resta sempre lui" - Cronaca - ilgiorno.it

2022-07-30 11:34:07 By : Ms. Wendy Chen

Ex camionista, al fianco di Umberto Bossi da Pontida fino a Roma. E anche dopo l'ictus gli è rimasto fedelissimo

E' morto fa le sue montagne. Per i cronisti che seguivano la Lega Francesco Aresi era Franco. Ma attenzione: la confidenza finiva lì. Qualcuno ci ha discusso perché il Franco aveva un bel caratterino puntuto. Tutti quelli che tentavano di usarlo come fonte di confidenze o canale preferenziale rimbalzavano dolorosamente e senza neppure scalfirla contro una cortina d'acciaio di impenetrabile riservatezza orobica. Per più di vent'anni Francesco Aresi ha riassunto in sé mansioni, funzioni, ruoli di autista, guardia del corpo, assistente personale di Umberto Bossi. Un monumento di fedeltà assoluta, incrollabile, mai venuta meno, anzi rinsaldata quando malanni di salute e dispiaceri privati si erano abbattuti sul fondatore della Lega.

In vacanza Bergamasco di Gandino, sessantotto anni, Franco Aresi era in vacanza da qualche giorno in camper in Valbondione insieme con la moglie Alice Schaetzl. Sarebbe stato colto da malore e subito dopo precipitato in un dirupo nella zona del pozzo dell'Avert, a 1700 metri di altezza. Poco prima, si era immortalato in una diretta Facebook. Anche il padre di Aresi, Primo, ex partigiano, aveva trovato la sua fine in circostanze analoghe sul Pizzo Formico, a 64 anni.

Al fianco del "senatur" Vicino, contiguo all'Umberto negli anni in cui la Lega Lombarda, fondata nell'aprile del 1984, era appena uscita da cantine e abbaini. Alle elezioni politiche del 1987 Umberto Bossi da Cassano Magnago era stato eletto al Senato (l'appellativo di "senatùr" lo accompagnerà come una griffe per tutta la vita). Il 4 dicembre 1989 aveva fondato la Lega Nord e al raduno di Pontida era stato acclamato segretario federale. Alle politiche del '92 era entrato alla Camera. Fino a quel momento Franco Aresi faceva il camionista in giro per Europa e nei momenti liberi tracciava sui muri della Valseriana scritte che inneggiavano a Bossi e al movimento. In quegli stessi anni era entrato nella cerchia degli assistenti del Capo insieme con il fratello Emiliano (che Bossi chiamava "Granduca"). Sempre vicino da allora, nei momenti dei trionfi e in quelli malinconici del declino.

Fedele anche dopo l'ictus del 2004 Presente nei momenti drammatici del marzo 2004, quando il colpo di maglio dell'ictus aveva colpito Bossi. Presente la notte in cui il leader leghista era stato spostato in gran segreto dall'ospedale di Varese a quello di Brissago, nel Canton Ticino. Fino a quel momento tutto gratis, tutto nel segno del più assoluto volontariato. Da allora il suo era diventato un lavoro: nove anni di turni di assistenza, 24 ore su 24, da dividere con altri quattro. Fino a quando lo spending-review non aveva segnato il pensionamento. Ma Franco era sempre lì, vicino al vecchio patriarca, al gran demiurgo malato, pronti a sorreggere nella camminata sempre più incerta, a proteggerlo quando un sostenitore troppo affettuoso avrebbe voluto cingerlo in un abbraccio.

"Il capo per me è sempre lui"

"Sono stato - raccontava Aresi in una delle poche confidenze fuoriuscite da una bocca sempre sigillata - vicino a lui per vent'anni. Nella vita di tutti i giorni è sempre stato uno tranquillo, parlava di politica solo se qualcuno glielo chiedeva, scherzava con i figli. Con la malattia è cambiato tanto, davvero tanto. E' diventato troppo buono e tanta gente se n'è approfittata. Ma per me il Capo è sempre lui". Nel 2017, con la crisi economica che stava attraversando la Lega, erano stati tagliati i due dipendenti che a turno accompagnavano a Roma il senatùr per assistere ai lavori parlamentari. A sobbarcarsi il viaggio pensava lui, Franco Aresi, pensionato e volontario.

Il ricordo di amici e militanti "Franco - si accora un antico militante - va celebrato come una persona perbene. Anzi, come un eroe. Un esempio. Nonostante fosse stato privato dello stipendio, continuava da volontario a collaborare con Umberto Bossi nei momenti del bisogno. Se vedeva che qualcuno lo trascurava, si diceva un punto di onore di fare ancora più ore di servizio vicino a lui. Era un militante e un vero uomo«. La fedeltà, la lealtà. "Sono - dice Roberto Castelli - quei personaggi di cui magari non si conosce la voce, ma che sono un volto sempre presente. Appartengono alla nostra storia". "Era - ricorda Giuseppe Leoni, uno dei padri della Lega - uno degli angeli custodi di Bossi, pronto a essergli vicino in ogni momento. Uomini particolari, speciali".

I fratelli Karamazov Daniela Cantamessa è la segretaria "storica" di Bossi, accanto a lui dal 2002 al 2017: "E' stata una delle persone più leali, più sincere che ho conosciuto. Perdere Franco è come perdere uno di famiglia, perché era uno di noi. Sono molto addolorata. Abbiamo perso una bella persona. Era molto legato a Bossi. Tantissimo. Era molto attivo su Facebook e ogni volta che parlava di lui metteva, fra parentesi, 'il mio Capo'. Tanti hanno amato Bossi. Ma Franco gli è stato veramente vicino. Prima faceva parte della sicurezza, nel gruppo dove erano quasi tutti bergamaschi. Dopo la malattia di Bossi, è stato fra quelli scelti per aiutarlo, per portarlo in giro, lui e suo fratello Emiliano. Bossi li chiamava "i fratelli Karamazov''. Anche Bossi era molto affezionato a Franco. Per lui sarà un grande dolore«. La salma di Franco Aresi è stata recuperata dagli uomini del Soccorso alpino e trasportata alla Camera del Commiato di Gazzaniga. I funerali si terranno mercoledì alle 10 nella Basilica di Gandino. 

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